giovedì 12 luglio 2007

Banco Posta ; in molti si lamentano

Io stesso sono stato testimone di un caso molto particolare presso l'ufficio postale di una cittadina poco distante da Roma, Santa Severa.

Un signore dopo più di mezz'ora di fila, finalmente giunto allo sportello del Banco Posta, occupato dalla nuova direttrice, ha presentato un libretto di risparmio a lui intestato su cui versare alcuni assegni di suoi clienti, tratti da banche diverse, arrivata a dover versare un assegno Banco Posta come gli altri a lui intestato, la direttrice rifiutava di accettarlo, affermando che ciò poteva esser fatto solo qualora il cliente avesse aperto presso quello stesso ufficio un C/C, e giustificava la pretesa con l'affermazione che non aveva la possibilità di riconoscere la firma di colui che lo aveva emesso . Offriva come alternativa al cliente di recarsi presso l'ufficio nel quale era stato tratto l'assegno, peccato che tale ufficio si trovasse a Padova. Evidentemente la direttrice ignora la possibilità che ormai è acquisita, di comunicare tra uffici, crede di esser ancora ai tempi delle diligenze postali.
Queste e simili anomalie, sono all'ordine del giorno, e non sempre sono frutto di "astuzia", c'è da considerare che un ufficio postale, fino a poco fa si interessava solo di corrispondenza, di bollette, le questioni bancarie erano sconosciute del tutto.
Prova ne è che quando chiedi un "Poste Pay", riempi il relativo modulo col nominativo, l'indirizzo, la professione, il numero di telefono, il codice fiscale. Se prelevi al Postamat, lo adoperi come un qualunque Bancomat, ma se con quel tesserino paghi allo sportello, ti senti chiedere di nuovo il Codice Fiscale : il computer non riporta questo dato, violando le leggi inerenti le operazioni bancarie.
Come purtroppo ho dovuto constatare in altre occasioni, sempre più spesso capita di ritrovarsi davanti ad un norcino ( magari bravissimo come tale ) che però pretende di dirsi chirurgo.

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